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ECLIPSE

 

PARTE TRE

 

LA PALUDE DEGLI INCROCI

 

Di Igor Della Libera

 

 

 

Paladin riuscì ad evitare un paio di colpi di Speed Demon, ma quando il velocista sparì dal suo spettro visivo per comparirgli alle spalle non fu in grado di sfuggire al colpo secco che ricevette dietro la nuca: un pugno appena accennato che la velocità trasformò in un maglio sparato a cento all'ora. Se non ci fosse stata la protezione del costume e una leggera flessione del busto, Paladin avrebbe sentito il suo collo spezzarsi con l'effetto del dolby stereo. Anche così il dolore fu atroce e stordente tanto che si trovò in ginocchio. Alzando lo sguardo trovò solo le gambe di Man Killer, polpacci d'atleta inguainati in un costume che era ad un tempo sexy e inquietante. Frank Darabont confidava troppo nel costume di Moon Knight e anche sul fatto che fossero bastate un po' di lezioni per imparare ad usare come si deve il bastone e le mezzalune. Sorrise compiaciuto quando con il primo bloccò l'affondo di Mr Negativo, l'idea era quella di impegnarlo nel corpo a corpo per stenderlo poi.

-Tu non sei l'araldo della luna.

-Ho preso in prestito il suo guardaroba, ma se ti preoccupi che non sappia prenderti a calci come l'originale, intendo toglierti ogni dubbio.

Mr Negativo si bloccò, la parte nera del suo corpo lampeggiò come una luce fatta di tenebra. Mostro le mani chiuse a pugno, e tra le dita serrate iniziò a filtrare un sangue di inchiostro.

-Il numero è raggiunto, ma sono piuttosto bravo a far impazzire i Moon Knight.

-Quella roba che ti cola nelle mani è la causa di tutta questa follia?- Chiese Moon Knight con il tono di chi sapeva già la risposta.

-E' il mio sangue come avrebbe detto qualcuno più in alto di me, è il mio sangue dato come sacrificio per l'umanità, per risollevarla dalle bassezze della civiltà e proiettarla nell'era dell'Eclisse.

-Ok adesso ho davvero un buon motivo per stamparti la suola in faccia.

-Basta. Allontanati da lui omino bianco o dovrai passare la notte a mettere insieme i pezzi del tuo amico.

Paladin stava in mezzo ai due criminali, ognuno lo teneva per un braccio. Quattro cavalli ci avrebbero messo un bel po' a smembrarlo, loro due avrebbero impiegato molto meno e l'effetto sarebbe stato ancora più devastante.

-Non posso sopportare una tortura così stereotipata. Le pene dell'inferno sono una cosa seria.

La voce veniva da ogni parte, era come se riempisse il corridoio, ma non c'era nessuno a pronunciare quelle parole. Poi il pavimento iniziò ad ondeggiare ad incresparsi e lentamente si sollevò prendendo le forme sinuose di Satana. I criminali rimasero stupiti un momento di troppo, quello che fu sufficiente alla figlia di Satana per puntare loro contro le dita guantate a mò di pistola e far scattare il pollice come grilletto.

Man Killer si trovò sbalzata all'indietro contro la parete dove era appesa la teca con l'ascia. Questa si frantumò e l'arma, come posseduta da uno spirito, iniziò ad attaccare l'atleta assassina.

Satana spostò l'indice su Speed Demon.

-E' evidente che sei uno che non ascolta. Cosa ti avevo detto che ti sarebbe successo se ci fossimo rivisti?

Speed Demon iniziò a vorticare su se stesso. Aveva imparato un nuovo trucco: se si muoveva come una trottola abbastanza velocemente riusciva ad aprire un varco con qualche inferno e risucchiarne i demoni per scagliarli contro i suoi nemici.

-Sei davvero così stupido da attaccarmi con un potere infernale? Sei fortunato che io e papi non andiamo più d'accordo altrimenti avrei messo una brutta parola.

Speed Demon era ormai pura velocità screziata di fuoco infernale, un tornado rosso e alle sue spalle si stava aprendo il portale con lentezza, come una di quelle porte bloccate che strisciano sul pavimento. In quello stato di puro moto non si accorse dell'asta che lo colpiva e che su di lui ebbe l'effetto disastroso di un bastone tra le ruote. Da lì in poi fu come vedere una bambola rimbalzare contro i muri e poi finire la sua corsa iper accellerata oltre la finestra distrutta.

Frank Darabont non riconobbe subito il nuovo arrivato. Indossava un mantello bianco con dei fermagli dorati. Il petto scoperto era attraversato da strani disegni, tatuaggi che sparivano e riapparivano mutando. Un cappuccio come il suo copriva il viso gettandolo in un'ombra luminosa.

Pantaloni bianchi e stivali completavano il suo look insieme alla falce che teneva in mano e con la quale sembrava pronto a mietere l'umanità come avrebbe fatto con un campo di grano.

-Amico tuo? - chiese a Satana.

-Si ti presento Khonshu.- disse lei come se fossero ad un party e accompagnò il tutto con uno dei suoi sorrisi demoniaci.

Man Killer, spezzata l'ascia, era corsa verso la porta blindata e dopo aver afferrato la maniglia aveva iniziato a strapparla dai cardini. Tra le sue dita l'acciaio spesso diversi pollici diventava carta velina. Il rumore del metallo agonizzante stridette nelle orecchie di tutti. Aperto un varco abbastanza grande per passarci lasciò che Mr Negativo ci sgattaiolasse dentro. Lui aveva una missione, una legione negativa da risvegliare.

Più si avvicinava alla quarantena più speciale, più i suoi pensieri erano quelli delle persone infette, legate nei letti e chiuse sotto strutture di vetro e plastica.

Man Killer puntò i pugni sui fianchi mettendosi a difesa della porta, avrebbe dato il tempo a Mr Negativo di dare la sveglia alla sua gente. Non poteva nascondere la sua preoccupazione, Paladin che faticava a riprendersi, e il Moon Knight di riserva erano solo uomini, ma Satana e quello chiamato Khonshu erano molto di più.

Il dio nel corpo di Marc guardò per un attimo i suoi compagni e poi corse dietro a Mr Negativo. Sapeva che Satana gli avrebbe liberato la strada. Man Killer venne afferrata da tentacoli invisibili e trascinata verso la figlia di Satana che nascondeva dietro la schiena un tirapugni con il suo nome e un pentacolo.

-Sto aggiornando il mio repertorio. Basta roba alla magicabula.

Khonshu era già passato oltre e solo il suono di Man Killer che si scontrava con il pugno speciale di Satana arrivò alle sue orecchie. In realtà Marc era stato ridotto a poco più di qualche pensiero e Khonshu dominava il suo corpo come mai aveva fatto prima. Il patto consisteva in quello. Mark aveva una debole voce in capitolo e con quel poco di coscienza superstite cercava di avvisare la divinità.

-Ci stiamo ficcando in una trappola, vuoi proprio che la storia si ripeta senza fare nulla per dargli un finale diverso?

-Questa volta mi assicurerò che Eclipse e il suo dio siano cancellati per sempre. Marc abbiamo fatto un patto. Ho bisogno di te, ma ho anche bisogno che tu abbia fiducia in me. Non siamo più due entità, ma una sola.

Marc tacque anche perché non era facile ribattere ad un dio. Pensava di conoscere Khonshu e invece nei tempi in cui albergava in lui e dava vita ad altre parti di se travestendole con personalità diverse, non era arrivato nemmeno a sfiorare quella che era la verità. Solo il racconto della prima sconfitta di Eclipse tra le sabbia del deserto aveva portato ad una nuova conoscenza, qualcosa che adesso sapeva e che lo spaventava.

 

New York- Presbyterian Hospital -notte.

 

Mike Harris aveva appena trovato il coraggio di uscire dal suo rifugio, dal camion della tv in cui si era rintanato dopo che Man Killer aveva ucciso il suo cameraman davanti a lui. Non aveva scelto il momento più opportuno, perché appena messo un piede fuori dal furgoncino, i suoi occhi avevano incontrato quelli di un essere grottesco, un uomo elegante con la testa da squalo. Il completo in gessato contrastava con quel volto mostruoso e Mike Harris fu subito sicuro che non si trattava di una maschera.

-Cosa abbiamo qui, qualche pesciolino che vuole sfuggire alla catena alimentare?

Mike Harris provò a scappare, ma di colpo la notte divenne impenetrabile. Tutto era sparito intorno a lui. Per un giornalista brancolare nel buio era una metafora per la ricerca di una verità che sfuggiva e su cui non riusciva a fare luce. Adesso però quella frase assumeva un significato concreto. Non poteva esistere una tenebra così fitta. Gli sembrava perfino di respirarla, la sentiva entrargli nel naso, in bocca, negli occhi come lacrime inverse.

E poi di colpo la luce ed insieme ad essa il dolore e il vomito. Non era mai stato così male. Lui svenne senza sapere di essere finito solo per qualche istante dentro Cloak. Il buio che aveva visto era quello che albergava in lui. L'esperienza aveva provato anche i super esseri e lui era solo umano. Solo umano.

Lo Squalo Tigre si avvicinò al giornalista rantolante, ma una rete piovve dal cielo bloccandolo a terra. Poi di fianco a lui si conficcò una freccia nell'asfalto che liberò un soffio di gas verdastro. Lo Squalo Tigre reagì cercando di liberarsi dalla rete che si elettrificò trasformando il suo gesto in dolore.

-Visto che ti piacciono le metafore ittiche sei stato preso nella rete e se non vuoi che continui con uno spiedino di pesce ti conviene farti un sonnellino.- Occhio di Falco gli puntava contro una freccia dalla punta luccicante. Dietro di lui il Demone delle Lacrime era scosso da quello che sentiva. Cloak stava levitando verso l'alto incurante di quello che succedeva sulla terra. Black Arrow e 

l'Averla, che si era ripreso dal trattamento di favore del suo ex compagno lo Squalo Tigre, aveva una gran voglia di sushi.

-L'ombra oscurerà la luna.- disse il demone delle lacrime indicando il fluttuante Cloak. Il giovane trasformato dalla droga sperimentale in un portale vivente per la dimensione oscura allargò il suo mantello rigato e pugnali di luce uscirono dal suo ventre seguiti da Dagger che balzò sopra il tettuccio del camion.

L'Averla si girò di scatto e senza aspettare l'attacco lo anticipò. Dagger era troppo abile per non evitare con semplicità le scariche e rispondere al fuoco. Uno dei pugnali tagliò di netto la rete che imprigionava lo Squalo. Ripresosi dalla scossa ringhiò nell'aria e snudò i suoi denti desiderosi di carne umana.

-Io e Arrow ci occupiamo dello squalo, voi di Dagger. Lei era una dei nostri, se ci attacca vuol dire che non è in se...

Occhio Di Falco non riuscì a finire la frase, lo Squalo si era lanciato su di lui e solo un'abile capriola all'indietro gli impedì che “l'incornata” andasse a segno. Black Arrow preparò un'altra freccia-rete. Quando avevi a che fare con un pesce, anche se in un gessato da gangster, era la soluzione più semplice.

Falco vedendola in quel costume si ricordò di Mimo, delle loro avventure quando erano solo amici e di quelle quando erano qualcosa di più, fino al momento in cui combattevano fianco a fianco come marito e moglie.  Il “finché morte non ci separi” per loro era una possibile realtà, ma anche una spinta a far si che non accadesse. Purtroppo per lui una di quelle missioni con i VCO gliel'aveva portata via. Dare alla ragazza la maschera di Mimo fu come riportarla in vita. Non fu doloroso, ma liberatorio. Black Arrow era stata la scelta giusta, una delle poche cose di cui non si sarebbe mai pentito. Non poteva dire lo stesso di quella donna con il viso di Bobbi che aveva riempito solo per un po' il vuoto. Il tempo di scoprire, nel modo più crudele possibile, che era parte di un inganno ordito da un nemico nell'ombra. (1)

 

New York- Presbyterian Hospital - area della quarantena.

 

Mr Negativo tolse le mani dal collo della guardia e spinse in là il cadavere. I dottori con indosso delle tute bianche si fecero da parte e, dopo aver guardato nei suoi occhi, uno bianco come una luna piena, l'altro nero pece, si allontanarono dall'ingresso alla quarantena. Negativo vedeva i letti dei pazienti attraverso il filtro della tenda plasticata. Erano come ombre, poco più di spettri. Man mano che si avvicinava però i più vicini iniziarono a sollevarsi, a strapparsi i tubi con il sedativo, a mettersi seduti e poi infine ad alzarsi. Non più persone, automi privati di volontà, corrotti dall'io che avevano cercato di sopprimere per una vita intera, quello che al massimo si era manifestato in qualche scatto d'ira o in quei pensieri nascosti in cui avresti ucciso con uno sguardo o avresti fatto una strage in famiglia.

Gli occhi erano come i suoi. Lo circondarono prima di avvertire la presenza di un intruso, di Khonshu, e mettersi a sibilare come bisce spaventate. Adesso formavano un muro di  gente con indosso solo i camici da pazienti dell'ospedale. Alcuni non si erano strappati gli aghi e questi brillavano sulle braccia.

-Fermatelo.- diede un ordine secco e i pazienti si riversarono su Khonshu. Un dio tutto ricorda e nulla dimentica, ma come per gli uomini, ci sono momenti che sono dentro la memoria più di altri, come marchi di fuoco. Quell'aggressione gli ricordava quella di altri negativi in un tempio egizio. Il suo primo incontro con la sua nemesi: L'eclipse.

E mentre la marea di braccia e volti straziati dal sangue negativo, resi uguali in un enorme grido di rabbia repressa, avvolgeva come un mantello Khonshu, Marc sentì distintamente il pensiero del Dio e non gli piacque per niente. Fu quasi contento, rannicchiato nella coscienza che dominava la sua di vedere il nero di Cloak che  entrava dentro e si allargava su tutto. I pazienti negativi si allontanarono e rimasero a guardare una vendetta che si consumava dopo secoli. Khonshu non potè fare nulla solo precipitare in quel buio che era stato plasmato e preparato per accoglierlo, fortificato dalle energie di ragazzi perduti, alimentato dal potere che scorreva tumultuoso nelle vene di chi stava per comparire, in mezzo a quel caos lucido, per carpire l'ultimo sguardo del dio prima che le porte della sua prigione si chiudessero su di lui.

-Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti. L'ultima volta sono caduto io nell'abisso, adesso è il tuo turno. Ti bandirò in un posto peggiore di quello dove hai costretto il mio Dio. Io sono l'araldo dell'Eclissi ed è nella natura delle cose che la luna soccomba al suo potere e si spenga nel buio.

Cloak fece una smorfia di dolore, assorbire un dio non era semplice come con gli esseri umani, Khonshu combatteva, cercava di bruciare le tenebre, ma poi alla fine anche lui vi sprofondò e l'ultimo suo contatto con la realtà che stava abbandonando per sempre, fu una luce fioca, come un riflesso su una moneta d'argento.

 

Paludi Everglades – incrocio delle realtà – notte.

 

L'airone spiegò le sue grandi ali, lambendo il pelo dell'acqua, sollevò il lungo becco in aria e poi volò via, come se sapesse che di lì a qualche istante la notte si sarebbe gonfiata ed esplosa. Successe e le acque immote della palude risposero come erano solite fare, senza clamori, increspandosi un poco. Gli alberi piantati nel fondo limaccioso vennero coperti dalla bruma organica di Cloak prima che questi e l'uomo che lo teneva al guinzaglio mistico, Eclipse, comparissero.

-Tutto è iniziato qui. In questa palude sono rinato come Eclipse, prima ero solo Milo Warren, un archeologo non molto quotato, maledetto dai suoi colleghi che mendicava i finanziamenti per la sua ricerca.- Eclipse non parlava al vuoto, Cloak aveva fatto emergere dal suo corpo, all'altezza del petto la testa di Khonshu. Il Dio aveva un bavaglio di tenebra, ed era costretto ad ascoltare senza poter reagire, le parole di chi era riuscito a renderlo impotente e prigioniero, qualcosa in cui anche gli dei malvagi come Seth avevano fallito. 

-Ci sono luoghi sulla terra, come questa palude che sono crocevia dimensionali. Le varie realtà sono come insiemi e qui trovano il loro punto di contatto. Lo scoprii trovando per caso il diario di un esploratore, a dire il vero Howell Arthur Holmes era più un ornitologo. Tra le varie e poco interessanti descrizioni di uccelli ci furono alcune pagine che mi colpirono subito. Non si parlava più di animali, ma di strane visioni, tutte diverse. Pensai che si trattasse all'inizio di qualche abuso di sostanze praticato dal buon Holmes, ma poi incuriosito cercai altre cronache similari in documenti legati a questa zona della palude – Eclipse si fermò, la testa di Khonshu non si muoveva più, aveva smesso di cercare di liberarsi – ti sto annoiando. La farò breve. Con le nuove informazioni in mio possesso e la possibilità attraverso gli scritti e ulteriori ricerche, soprattutto legate alle misteriose comparse in questo luogo di un essere che gli abitanti di qui chiamano “Uomo Cosa” ho approntato una localizzazione precisa del luogo e con questa sono andato da dei finanziatori particolari, che sapevo essere, più di altri, interessati alle ricerche esoteriche.

Eclipse fece un semplice gesto e il bavaglio nero scomparve lasciando la replica al dio prigioniero.

-La fondazione Arcana...- biascicò sputando tenebra.

-Esatto. Grazie ai loro fondi riuscii ad approntare un gruppo di mercenari. Avevo bisogno di protezione per esplorare i mondi che si aprivano al di là del portale. Scienziati quantistici e altri esperti, seguendo le mie direttive, misero a punto una sorta di timer che permetteva a me e al gruppo di entrare, disporre di un tempo per agire, e avere la certezza di un ritorno sul mondo giusto senza avere il timore di perdersi per sempre nelle dimensioni.

-Ovviamente la fondazione Arcana non sapeva che eri Eclipse, non conosceva qual'era il tuo piano finale. Hai messo in moto tutto questo per una vendetta...

-I primi viaggi mi permisero di scoprire che alcuni di quegli artefatti, oggetti magici o alieni che nel nostro mondo sono solo leggende, in altri universi sono realtà. Quelle che sono favole per noi sono cronache nere per altri. Ho così iniziato a ricercarli ed è durante uno di questi viaggi che ho scoperto un'altro Egitto con una storia diversa dalla nostra, una storia dove L'Eclissi e non la Luna aveva guidato le scelte dei Faraoni. E fu lì che entrai in contatto con l'entità che la governava.

-Quindi non sei altro che una pedina come tu hai usato la fondazione Arcana, così Eclissi ha giocato con te.

-E' così che fanno gli dei e se permettessi all'uomo dentro di te di parlare, mi darebbe sicuramente ragione. Quello che magari non riesci ad immaginare nemmeno tu con la tua supposta onniscienza è che l'Eclissi in quel mondo ce l'hai mandata tu. Era inevitabile che avvertendo una presenza di questa realtà, la sua primigenia, cercasse di usarla come tramite per vendicarsi, di te e del tuo araldo, l'ultimo sventurato che hai sfruttato in terra per i tuoi scopi celesti.

-Hai rovinato la vita di Marc, di Marlene e di tanti innocenti senza renderti conto che la loro sventura sarà uno specchio in cui ti rifletterai quando Eclissi ti getterà via.

-Non succederà. Io mi sono aperto a lui, ho compreso le sue esigenze. Non mi è stato imposto nulla. Nessun dio che predica la giustizia, ma non la pratica si è intrufolato nel mio cervello. Io ho avuto il libero arbitrio, la scelta di far pendere la bilancia da una parte, da quella del buio, Marc no. Anche ora non può esprimersi e cadrà con te nell'abisso, colpevole solo di non essere morto in un luogo diverso e lontano da quella maledetta grotta.

-Eclissi ti ha plagiato ben bene. E' questo che fa, getta ombre anche nella testa in modo tale che i pensieri siano solo i suoi.

-Credi quello che vuoi, ma grazie a lui la fondazione arcana è mia. Su una cosa ti sbagli. Eclissi non vuole tornare, lo ha già fatto attraverso di me. Niente resurrezioni con la terra che si apre ed esce chissà che cosa. Mr Negativo e il suo sangue speciale avevano un solo scopo, darci più potere. Faceva parte del patto, insieme ovviamente alla tua scomparsa in qualche mondo che risulterà inospitale e pericoloso anche per un presunto dio.

-Tutto questo per diventare un boss criminale come tanti altri, quelli che vengono sconfitti dagli eroi. Puoi eliminare noi, ma ci sono molti altri pronti a sbarrarti la strada. Quando la notte è più oscura, è allora che si vede meglio la luce.

-Mi occuperò anche di loro. Dimentichi che posso accedere ad ogni mondo e con l'update che presto avrò potrò farlo senza bisogno di congegni. E tu sarai il primo a sperimentare il mio nuovo potere. Non dici più niente, Bastet ti ha mangiato la lingua?

-Ho saputo tutto quello che mi era necessario conoscere, e soprattutto adesso lo sanno anche i nostri alleati.

-Ci penseranno i miei uomini a sistemarli- disse e per la prima volta in quella notte umida dove la luna era solo uno sbiadito capello argenteo tra le nubi, non fu più così sicuro delle sue parole.

 

New York- Presbyterian Hospital – parcheggio

 

Occhio Di Falco puntò le suole contro il petto dello Squalo Tigre che gli stava sopra e, facendo leva, se lo lanciò alle spalle. Black Arrow era stata colpita di striscio da un pugnale di Dagger e cercava riparo dietro ad una delle macchine rovesciate. Non c'era sangue ne si vedeva un taglio eppure la ferita bruciava e si sentiva debole come se ne avesse perso dei litri.

-Devo concentrarmi, si muove troppo veloce e ho l'impressione che non abbia il problema di finire le armi, come ce l'ho io- la mano seguì le parole in cerca di altre frecce. Molte erano state sprecate nel vano tentativo di colpire Dagger e non ne rimanevano che un paio.

L'Averla si era diretta verso l'interno dell'ospedale e così non assistette all'attacco dall'alto che subì la ragazza dai pugnali d'argento. Falcon sbucò alle sue spalle e la strinse in un abbraccio che aveva lo scopo di toglierle il respiro. Volò via con lei, mentre Cage, accorso anche lui sulla scena che era diventata il punto nevralgico dell'attacco alla città, caricò tutta la forza che aveva in un pugno diretto allo Squalo Tigre. Il criminale finì incassato nell'asfalto lasciando una sagoma e qualche dente appuntito.

Occhio Di Falco alzò lo sguardo e vide la sagoma del Luna Jet che incombeva sull'edificio. Delle figure saltarono dalla scaletta a cui si era appesa dentro il corridoio. Occhio di Falco sembrava distratto in realtà aveva preparato il colpo perfetto, quello che, sfruttando il blocco di Falcon, avrebbe chiuso la partita con Dagger. Anche ad un essere di luce che la trasforma in armi, può risultare indigesta un’esplosione di fotoni luminosi.

Falcon aveva delle lenti per filtrare la luce, Dagger no e con la concentrazione se ne andò parte della sua forza. Falcon riuscì a praticarle un iniezione con uno dei suoi dardi tranquillanti e scese con lei, tenendola tra le braccia. La depositò in terra vicino al Demone della Lacrime.

-C'è qualcosa che non fa parte di lei, deve essere rimossa.... anche l'uomo squalo non è se stesso.

-Io non ci capisco niente di magia e se non si è presentato ancora il Dottor Strange è evidente che è fuori città e il suo cellulare mistico non prende. Io vado dentro a dare una mano a chi lassù sta difendendo il fortino. - disse Occhio di Falco spingendosi verso l'ingresso con una freccia già incoccata nell'arco. Cage lo seguì mentre Falcon rimase con il demone delle lacrime.

 

New York – Presbyterian Hospital – area quarantena.

 

“Dimentichi che posso accedere ad ogni mondo e con l'update che presto avrò potrò farlo senza bisogno di congegni. E tu sarai il primo a sperimentare il mio nuovo potere.”

Fu come se Satana avesse un microfono acceso nella palude. Non c'era più tempo da perdere, ma aveva bisogno di alcuni di quegli eroi se voleva avere delle possibilità di salvare Marc.

Cage, Frank Darabont nei panni dell'altro Moon Knight, e lei scomparvero, lasciando Paladin, l'Averla,che faticosamente gli aveva raggiunti, a fermare Mr Negativo. Man Killer venne risucchiata in uno dei varchi di Speed Demon. Non c'era solo la chiamata alle armi di Satana. La palude sarebbe stato il terreno di scontro tra i due gruppi. Il premio era rappresentato dalla vita o dalla scomparsa di Khonshu e di Marc intrappolato dentro di lui.

Black Arrow avvertì un soffio caldo come una ventata proveniente da un vulcano e poi lo Squalo Tigre scomparve lasciando solo il solco nell'asfalto e uno spaurito Mike Harris terrorizzato dalla storia più importante di tutta la sua carriera.  

Nel corridoio che portava all'area di quarantena i malmessi Paladin e Averla vennero raggiunti attraverso la finestra da una delle sirene e Marlene. La prima caricò la sua voce, la seconda imbracciava un fucile bianco come la tuta imbottita di Kevlar, ricavata dai costumi di Marc, che indossava.

-Arrivano le nostre.

-L'impatto sonico riesce a rallentare l'assimilazione del veleno negativo e a stendere i contagiati.

Dov'è F...- iniziò a dire correggendosi poi in – Dov'è Moon Knight?

-Qui è tutto un via vai di gente in costume, tre dei nostri e tre dei loro sono spariti. Ma c'è da fermare il tipo in bianco e nero.- spiegò Paladin combattendo con il dolore al costato e alla schiena -sono contento che quella tipa spacca muri sia andata via, stava usando il mio scheletro come xilofono.

-Basta parlare. Satana ci ha detto,prima di sparire, di occuparci di quelle persone infette e adesso sappiamo come fare- i quattro sparirono oltre la porta divelta nel buio animato dalle grida dei pazienti colpiti dal virus Negativo. Un coro di dolore e rabbia che si innalzava e le sue frequenze negative iniziavano ad attraversare lo spazio, arrivando nella palude dove Eclisse le riceveva, alzando le braccia come a contenere il mondo e a farlo suo.

-Ancora poco e potrò finalmente darti l'addio che meriti Khonshu.

La faccia del Dio nel buio, una macchia bianca nel nero si contrasse e le parole che stava per pronunciare gli rimasero in gola.

 

Continua... 

 

Note

 

(1) Il riferimento è ai numeri 3 e 4 dell'ottima serie Marvel It dedicata ad Occhio Di Falco by Carmelo Mobilia.